Haiti, la storia di Barbara in prima linea per l’emergenza sanitaria

Continua il lavoro dei volontari per fronteggiare l’emergenza sanitaria in Haiti. Oggi vi portiamo la testimonianza di Barbara, ostetrica volontaria della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia che sta lavorando con lo staff dell’Ospedale St Damien in Haiti.

“A metà maggio ho avuto la possibilità di partecipare a un progetto pilota della Fondazone Saint Luc, la Fondazione che riunisce i ragazzi cresciuti nell’orfanotrofio NPH e che fanno parte del team con cui Padre Rick porta aiuto e speranza nelle province più povere di Haiti. Si tratta di un progetto di assistenza sanitaria offerta ai bambini che frequentano le 10.000 Scuole di strada della Fondazione dislocate sul territorio Haitiano, nello specifico per questo progetto localizzate nel distretto di Jeremie, locailtà Laserene (scuola che conta fino a 800 bambini iscritti) e Dame mari (circa 200 alunni). Il progetto ha coinvolto nel complesso più di 1000 ragazzi.

Due infermiere dello staff della Fondazione Saint Luc si sono occupate dei bambini di Dame Mari, mentre il dott. Gerald Beaubrun ed io abbiamo seguito la scuola di Laserene.

Pochi giorni prima della partenza del progetto si è palesata l’esigenza di includere non solo gli alunni della scuola ma anche la popolazione locale, soprattutto a Laserene, dal momento che in zona non è presente alcun tipo di assistenza sanitaria: l’ospedale più vicino è a due ore di macchina dal villaggio, non c’è alcun medico o personale sanitario presente in loco così come non c’è alcun dispensario farmaceutico. Per questi motivi si è deciso quindi di ampliare la missione e di inserire una sorta di clinica mobile con i medicinali di base anche per gli adulti e cercare quindi di rispondere ai bisogni sanitari di base per tutta la popolazione che ne avesse bisogno.

 Laserene- Haiti
Laserene in Haiti. Barbara mentre assiste i bambini e le donne del villaggio.

Nell’ottica di sensibilizzare all’educazione sanitaria, inoltre, visto l’elevato indice di natalità tra le donne del posto e considerata la totale assenza di assistenza ospedaliera in loco e quindi l’elevato rischio a cui si espone una donna ad ogni gravidanza, ho organizzato un corso di pianificazione familiare svoltosi in due giornate coinvolgendo circa 100 adulti, affrontando principalmente le seguenti tematiche: cos’è e perché è importante la pianificazione familiare, i rischi e le responsabilità correlate a ogni gravidanza, l’aborto, il ciclo mestruale, il preservativo, le infezioni sessualmente trasmissibili, l’igiene personale e la pre-eclampsia.
In quattro giorni effettivi di missione abbiamo fatto screening su oltre 1000 bambini, distribuendo multivitaminici, antiparassitari e vitamina A a chi ne avesse bisogno, visitando più approfonditamente chi tra loro presentasse sintomatologie particolari (circa 450) e distribuendo loro i farmaci necessari. Inoltre abbiamo fornito assistenza sanitaria di base a oltre 250 adulti, molti dei quali non avevano mai avuto modo di essere visitati da un medico; tra questi ho avuto modo di visitare 10 donne in gravidanza e di soffermarmi con loro per un’ulteriore sensibilizzazione all’igiene personale e della gravidanza.

Le malattie più frequentemente riscontrate sono state la gastrite tra gli adulti e la parassitosi tra i bambini, in entrambi i casi patologie su cui si possono ottenere grossi risultati lavorando sull’educazione alla salute. Inoltre abbiamo spesso riscontrato adulti ipertesi, anemici, con infezioni genito urinarie, con problemi oculari (spesso cataratta) e mialgie, nonché prostatiti, dermatiti, diabete e problemi dentali. Tra i bambini molto diffuse sono le dermatiti, la malnutrizione, l’anemia, le infezioni genito urinarie. Inoltre abbiamo riscontrato anche alcuni casi di ernia inguinale e Fondazione St Luc si è già attivata per predisporre il trasferimento dei bambini che necessitano di un intervento chirurgico verso l’ospedale St Luc o St Damien a seconda della fascia d’età del paziente. In generale, tra la popolazione sono emersi numerosi casi sospetti di malaria.

Un’ulteriore sfida è stata quella della documentazione: per articolare un progetto capace di garantire continuità assistenziale, che non si limiti quindi solo ad essere un evento sporadico ma che diventi un punto di riferimento per la comunità locale, abbiamo pensato fosse importante documentare ogni diagnosi e ogni terapia somministrata, assegnando a ogni paziente un numero identificativo che ci permettesse di risalire alla sua documentazione personale.
Il vero (ambizioso) obiettivo da porsi a mio parere a questo punto sarebbe riuscire ad organizzare una clinica mobile capace di recarsi in loco con regolarità mensile, in modo da assicurare non solo continuità assistenziale ma anche garantendo il proseguimento della terapia necessaria, entrando a far parte della comunità locale per istituire con regolarità corsi di educazione igienico-alimentare e sanitaria, organizzando corsi di sessualità e pianificazione familiare a scuola e nella comunità, ovviamente differenziando il messaggio veicolato a seconda del genere e dell’età del gruppo a cui ci sta rivolgendo e possibilmente fornendo loro del materiale cartaceo che possano conservare come vademecum.

Laserene - Haiti
Laserene in Haiti. Barbara durante alcuni momenti del suo lavoro.

I giorni trascorsi a Laserene sono stati impegnativi sia sul fronte umano che professionale, il lavoro è stato tanto e caratterizzato dall’entusiasmo e dalle lacune tipici di un progetto pilota. Questa esperienza è stata estremamente interessante sotto numerosi punti di vista. Avere la possibilità di partecipare all’ideazione di un progetto tale è stata una preziosa opportunità di crescita professionale e personale, così come lo è stata l’effettiva realizzazione dello stesso: la mole di lavoro è stata tanta, ma altrettanti sono stati gli spunti e gli stimoli tratti da questa esperienza che sarei felice di ripetere in futuro. Ho capito l’importanza che ricopre in certe realtà l’educazione igienico-sanitaria e alimentare, e sono convinta che il lavoro da fare in tal senso sia enorme. Il bilancio di questa prima esperienza è stato indubbiamente positivo, per la popolazione locale innanzitutto ma anche perché è servita allo staff per identificare e affrontare gli aspetti organizzativi più problematici correlati al progetto in modo da poter organizzare al meglio un prossimo eventuale ciclo di interventi.”

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