2004L’edizione 2004 di Trenta Ore per la Vita si è occupata di una tematica dal grande valore sociale, che ha assunto sempre più il carattere di emergenza: lo stato di abbandono in cui vivono tante persone anziane in Italia.Con la Comunità di Sant’Egidio, forte dei suoi trent’anni di esperienza con gli anziani, abbiamo realizzato 54 progetti di assistenza agli anziani con l’obiettivo di far vivere con dignità le persone avanti negli anni attraverso un’assistenza domiciliare più capillare in 20 città con il potenziamento di Centri operativi già esistenti e la costituzione di nuovi, l’attivazione di una linea telefonica di teleassistenza, la fornitura di unità mobili (11) e la formazione del personale.

Nelle città di Napoli, Genova, Novara, Torino, Trieste, Padova, Parma, Messina, Bari, Milano, Livorno, Savona, Firenze, Cosenza, Palermo e Roma, il sostegno ai “Centri operativi” ha consentito di raggiungere un numero maggiore di anziani, di migliorare il confort degli ambienti di ritrovo con gli stessi e di accrescere alcuni servizi di sostegno agli anziani più poveri (pagamento utenze; spesa alimentare per anziani indigenti; integrazione spese di affitto o di assistenza privata).

Inoltre sono stati offerti dei vaucher agli anziani, sotto forma di “Buono – Farmaci per la fascia C” (quelli non esenti dal pagamento), per consentire loro di non dover rinunciare alle terapie necessarie per cause di tipo economico.

Sono stati infine ristrutturati tre appartamenti (Firenze, Roma e Napoli) per trasformarli in residenze protette per anziani disagiati ed è stata incrementata l’informazione su come si possa vivere da soli in città, anche attraverso la stampa e la distribuzione nelle città di Roma, Firenze, Genova, Livorno, Messina, Milano, Napoli, Savona e Trieste, dell’utile guida “Come rimanere a casa propria da anziani”.


«Il diffuso benessere che ha caratterizzato negli ultimi decenni la nostra società non ha eliminato alcune consistenti fasce di esclusione. Al contrario, sono molti i poveri, tra gli anziani, i bambini, i malati, gli stranieri, le persone con handicap. Per tanti di loro, alla povertà in senso stretto si sommano problemi legati alla solitudine, all’isolamento, all’anonimato. La domanda che sale da questa “nuova povertà” è quella di ricostruire un tessuto umano che si è andato disgregando, di ritessere una rete di relazioni umane, di restituire dignità. Per fare questo bisogna suscitare una cultura della solidarietà».

Andrea Riccardi, Fondazione della Comunità di Sant’Egidio

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