Perchè il dramma non si ripeta

Incontro con le madri che hanno perso i loro figli. Dal dramma un messaggio rivolto a tutti: basta poco per salvare una vita

La storia di Nicoletta e della perdita del suo bambino per soffocamento. Quando una polpetta può costare una vita

“Era il 20 Agosto del 2013, come tante altre famiglie ci trovavamo all’Ikea per alcuni acquisti e come di consueto in queste occasioni avevamo deciso di mangiare qualcosa”, a parlare è Nicoletta, la mamma di Giulio, il bambino che ha perso la vita a causa di una polpetta.

E’ una normale distrazione a distogliere lo sguardo dei genitori su Giulio e da lì alla tragedia è un attimo.

“Istintivamente capovolgo Giulio e inizio a dargli delle pacche dietro le scapole – continua Nicoletta – urliamo aiuto. Tutti guardano e nessuno agisce. Chiamo il 118, la linea è occupata. Il personale è inerte. Chiediamo una borsa medica ma gli addetti non sanno dov’è. Niente defibrillatore. I minuti passano e Giulio non reagisce. Dopo molti minuti arriva il 118 e solo dopo la macchina del medico”.

La corsa in ospedale è stata inutile. Giulio perdeva la vita in una calda giornata di agosto sotto gli occhi dei suoi genitori.

La storia di Alessia, Lorenzo e del piccolo Francesco. Ad essere fatale per Francesco è stato un wurstel

“Eravamo all’Ikea per arredare casa nuova. Portai Francesco al bistrot e gli ordinai un hot dog. Io ero sola quel giorno… sola con lui”, a parlare è Alessia, la mamma di Francesco morto per soffocamento a causa di un hot dog.

“Francesco ha combattuto come una tigre – continua Alessia -. Poi, dopo più di venti minuti, è spirato. Nessun soccorso qualificato è sopraggiunto da parte dell’azienda e l’ambulanza si è presentata oltre 50 minuti dopo la mia chiamata”.

Dal dramma un messaggio rivolto a tutti: basta poco per salvare una vita

Il dramma vissuto da queste donne ci porta a riflettere sul fatto che non sia mai stato coniato un termine per definire un genitore che perde un figlio: una donna che perde il suo compagno è vedova, un figlio che perde un genitore è orfano. Perdere un figlio è innaturale. Ancora di più se quella morte poteva essere evitata.

Nicoletta e Alessia non sapevano nulla di disostruzione pediatrica, di rianimazione. Non ne avevano mai sentito parlare. Ora, grazie al Dott. Marco Squicciarini, sanno che sarebbe bastato poco, pochissimo per salvare i loro bambini.

“Giulio continua ad essere presente nei nostri racconti, nella nostra immaginazione, nelle somiglianze con la sua sorellina. Ma è presente soprattutto nella sua assenza fisica e nel nostro dolore”, dice commossa Nicoletta.

Ora è Alessia a parlare, la mamma del piccolo Francesco, “Oggi ci è rimasto un vuoto enorme che niente e nessuno potrà mai colmare”.

Nicoletta e Alessia oltre ad un immenso dolore provano anche molta rabbia: se ci fosse stata una legge che obblighi a un presidio medico nei centri affollati con molta utenza e soprattutto frequentati da famiglie con bimbi, Giulio e Francesco sarebbero ancora tra noi.

Oggi Nicoletta e Alessia lanciano questo messaggio:
“Vorremmo rivolgerci alle aziende, agli enti e alle strutture che operano a contatto con i bambini o che destinano i propri servizi alle famiglie con bambini. Formarsi non costa molto ma vale tanto”.

Loro, oggi, sanno come farlo, perché hanno seguito un corso di disostruzione pediatrica e pronto soccorso che dura poche ore. E vogliono impegnarsi affinché il maggior numero di persone possano conoscere queste semplici manovre salvavita.

Trenta Ore per la Vita sarà al loro fianco in questa battaglia per il cambiamento perché:
Chi salva la vita di un bambino salva il mondo intero

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